Il Parco Nazionale delle Cinque Terre è un'oasi naturalistica che nel tempo ha preservato intatte le caratteristiche di una natura incontaminata. Il paesaggio, formato da rocce di origine ed età diverse, è contrassegnato da una particolare acclività e dalla mancanza di tratti pianeggianti.
La costa, alta e frastagliata, è lineare, scarsamente incisa da insenature e promontori, scavata dal mare in amene e suggestive grotte. Le poche spiagge, sabbiose e ciottolose, sono il risultato di apporti detritici dei corsi d'acqua, di frane o di accumuli di materiali lasciati dall'uomo.
Il Parco Nazionale delle Cinque Terre è naturalmente anche felice habitat per svariate specie faunistiche che qui trovano le condizioni ideali per vivere e riprodursi.
L'incontro fra uomo e natura ha portato ad una valorizzazione del territorio del Parco Nazionale delle Cinque Terre.
Da circa mille anni l'uomo è intervenuto su queste aspre montagne a picco sul mare sviluppando aree coltivate, per poter sopravvivere in zone anticamente coperte da un fitto manto boschivo. |
Con il nome di Cinque Terre è designato quel tratto di costa dirupata che si estende per una lunghezza di circa quindici chilometri lungo il litorale dell'estrema Liguria orientale. Questo territorio è detto delle Cinque Terre dai luoghi marini di Monterosso, Vernazza, Corniglia, Manarola e Riomaggiore, i quali si trovano quasi ad uguale distanza l'uno dall'altro affacciati sul mare aggrappati alla roccia annidati dentro strette e ripide valli; il nome di "terra" è qui sinonimo di borgo alla maniera medioevale. Le attività umane hanno contribuito a creare un paesaggio unico al mondo espressione di una cultura profondamente legata alla terra d'appartenenza, di un'ineguagliabile vicenda a carattere collettivo capace di piegare le avversità dell'ambiente naturale ai propri bisogni di vita.
Modifiche portate dall'uomo nel corso di circa mille anni di storia, con il lavoro continuo ed assiduo di molte generazioni che hanno sostituito il manto boschivo originario che copriva i fianchi scoscesi dei monti con la coltivazione della vite in terrazzamenti, resa possibile dalla frantumazione della roccia, dalla realizzazione di muri a secco e dalla creazione dell'humus coltivabile.
Dal primo secolo del Basso Medioevo fino ai nostri giorni, è stata la lotta continua fra l'uomo e la natura sostenuta da uomini e donne delle varie generazioni, a modellare il paesaggio a ricostruirlo ad ogni crollo provocato dal cedimento di muri sotto le frane causate dalla pioggia. I muri a secco sono costituiti esclusivamente con massi d'arenaria sapientemente sovrapposti e saturati di pietrisco e terra, senza l'uso di materiali di coesione. La buona qualità della pietra, ma soprattutto la sapiente arte della messa in opera dei sassi sono la garanzia di una più elevata resistenza ai crolli.
Modifiche portate dall'uomo nel corso di circa mille anni di storia, con il lavoro continuo ed assiduo di molte generazioni che hanno sostituito il manto boschivo originario che copriva i fianchi scoscesi dei monti con la coltivazione della vite in terrazzamenti, resa possibile dalla frantumazione della roccia, dalla realizzazione di muri a secco e dalla creazione dell'humus coltivabile.
Dal primo secolo del Basso Medioevo fino ai nostri giorni, è stata la lotta continua fra l'uomo e la natura sostenuta da uomini e donne delle varie generazioni, a modellare il paesaggio a ricostruirlo ad ogni crollo provocato dal cedimento di muri sotto le frane causate dalla pioggia. I muri a secco sono costituiti esclusivamente con massi d'arenaria sapientemente sovrapposti e saturati di pietrisco e terra, senza l'uso di materiali di coesione. La buona qualità della pietra, ma soprattutto la sapiente arte della messa in opera dei sassi sono la garanzia di una più elevata resistenza ai crolli.
Fra i terrazzamenti sono state costruite, sempre in pietra, lunghissime e ripidissime scalinate, scale ricavate a sbalzo sui muri stessi, piani dove posare e riprendere agevolmente i materiali trasportati a spalla, canaletti di scorrimento ai lati delle mulattiere.
Alcune cifre sono significative testimonianze in grado di evidenziare l'entità e la consistenza di siffatto patrimonio: vi sarebbero mediamente quattromiladuecento metri cubi di muri a secco per ettaro; tenuto conto che è possibile stimare la superficie del comprensorio terrazzata in circa duemila ettari, si avrebbe un volume complessivo di materiale lapideo nei muri di 8.400.000 metri cubi.
In considerazione che la sezione trasversale di un muro medio può essere valutata in 1,25 metri quadrati, un ettaro avrebbe come media 3160 metri lineari ed in tutto il comprensorio la stima complessiva sarebbe di 6.720.000 metri lineari di muri, in altre parole 6.729 km.
Un'opera titanica ancora più apprezzabile in quanto eseguita né con il lavoro coatto né per il capriccio di capi o sovrani, ma di libera iniziativa da più generazioni, tramandata unicamente per conoscenza senza la guida precostituita da nessun potere centrale e con il solo fine di rendere produttiva una zona incoltivabile. Non si è reso necessario l'apporto di alcun capitale, tutto è stato trovato in loco ed i vitigni si sono moltiplicati con il metodo della propaggine. Il contadino delle Cinque Terre è stato produttore per secoli oltre che del pregiato vino anche e soprattutto di stabilità idrogeologica e di un paesaggio che oggi è stato riconosciuto patrimonio mondiale dell'umanità. Il mantenimento del territorio e la difesa della sua peculiarità sono unicamente affidati al puntuale assolvimento delle certosine operazioni manutentorie connesse con la coltivazione: laddove la presenza dell'uomo si allenta l'insorgere del degrado è immediato. La sistemazione a "terrazze" eseguita dagli abitanti delle Cinque Terre a partire dall'anno mille per finalità esclusivamente produttive, ha pertanto determinato effetti, addirittura superiori per importanza, all'obiettivo originario quali:
Tale processo ha raggiunto uno stadio assai prossimo all'irreversibilità; l'inevitabile e drammatica conseguenza sarà il sempre più accelerato degrado dei suoli che comporta:
Alcune cifre sono significative testimonianze in grado di evidenziare l'entità e la consistenza di siffatto patrimonio: vi sarebbero mediamente quattromiladuecento metri cubi di muri a secco per ettaro; tenuto conto che è possibile stimare la superficie del comprensorio terrazzata in circa duemila ettari, si avrebbe un volume complessivo di materiale lapideo nei muri di 8.400.000 metri cubi.
In considerazione che la sezione trasversale di un muro medio può essere valutata in 1,25 metri quadrati, un ettaro avrebbe come media 3160 metri lineari ed in tutto il comprensorio la stima complessiva sarebbe di 6.720.000 metri lineari di muri, in altre parole 6.729 km.
Un'opera titanica ancora più apprezzabile in quanto eseguita né con il lavoro coatto né per il capriccio di capi o sovrani, ma di libera iniziativa da più generazioni, tramandata unicamente per conoscenza senza la guida precostituita da nessun potere centrale e con il solo fine di rendere produttiva una zona incoltivabile. Non si è reso necessario l'apporto di alcun capitale, tutto è stato trovato in loco ed i vitigni si sono moltiplicati con il metodo della propaggine. Il contadino delle Cinque Terre è stato produttore per secoli oltre che del pregiato vino anche e soprattutto di stabilità idrogeologica e di un paesaggio che oggi è stato riconosciuto patrimonio mondiale dell'umanità. Il mantenimento del territorio e la difesa della sua peculiarità sono unicamente affidati al puntuale assolvimento delle certosine operazioni manutentorie connesse con la coltivazione: laddove la presenza dell'uomo si allenta l'insorgere del degrado è immediato. La sistemazione a "terrazze" eseguita dagli abitanti delle Cinque Terre a partire dall'anno mille per finalità esclusivamente produttive, ha pertanto determinato effetti, addirittura superiori per importanza, all'obiettivo originario quali:
- la stabilità idrogeologica dei versanti e dei centri abitati sottostanti
- la connotazione del paesaggio.
Tale processo ha raggiunto uno stadio assai prossimo all'irreversibilità; l'inevitabile e drammatica conseguenza sarà il sempre più accelerato degrado dei suoli che comporta:
- l'insorgenza d'eventi franosi di sempre maggiore estensione che minacciano gli stessi centri abitati;
- la sottrazione alla fruizione di rilevanti porzioni di territorio;
- la modifica dei caratteri del paesaggio.